lunedì 3 aprile 2017

Elle

(Attenzione: il seguente post può contenere spoiler!)

Elle
, di Paul Verhoeven, con Isabelle Huppert, è un film doloroso ma vitale, che si apre con la terribile scena dello stupro della protagonista sotto lo sguardo enigmatico e ronfante del gatto di casa.
In verità, la violenza sessuale che Michelle (ricca e affermata proprietaria di una società che produce videogiochi) è costretta a subire non è che l'atto finale di una serie di soprusi di cui la donna appare più o meno consapevole.
Figlia di uno psicopatico (autore della "strage di Nantes", avvenuta nel 1980, quando Michelle era appena una bambina) e di Irène, un'ex infermiera eccentrica, che cerca di dimenticare il passato collezionando giovani amanti, la protagonista ha avuto un'infanzia e un'adolescenza difficili: la stampa e i mass media per anni l'hanno accusata di essere complice del padre nella sua mattanza. Ecco che dunque il tempa della colpa si affaccia prepotentemente nella vicenda: una colpa primigenia, atavica, un "peccato originale" su cui Michelle sembra non avere nessun controllo e che è strettamente ancorato al passato.
Michelle appare come una donna spigolosa, fredda, a tratti quasi calcolatrice, sfrenata in ambito sessuale; ma, in realtà, è una prigioniera. L'orrore della sua infanzia è sempre dietro l'angolo (come rivela la scena in cui una sconosciuta, in una brasserie, le rovescia addosso il contenuto del suo piatto, maledicendola insieme al padre). E, se non ci si libera del passato, diventa impossibile mutare anche il presente. Nonostante infatti la sicumera ostentata, Michelle è sempre e comunque prigioniera: di un figlio immaturo; di un ex marito che una volta l'ha picchiata; di un amante ipocrita, che è sposato con la sua migliore amica; del rapporto con un padre che non ha mai dato spiegazioni del suo folle gesto. E, per finire (last but not least) del misterioso stupratore dal volto mascherato - che si scoprirà poi essere Patrick, il vicino di casa, con cui Michelle intreccerà una morbosa relazione.
Non a caso la "liberazione" della protagonista inizierà solo dopo il suicidio del padre in carcere (che si impiccherà per non doverla incontrare) e dopo la morte di Irène, colpita da aneurisma dopo aver annunciato il suo prossimo matrimonio con il gigolò di turno. 
Elle non è il classico film incentrato sulla vicenda di una donna che si "vendica" di uno stupro subìto (come purtroppo sembra evincersi da alcuni siti che si occupano di recensioni cinematografiche). Anzi, la violenza non solo si verifica in un contesto sessuale (quello di Michelle) già di per sé spregiudicato, ma è solo - come ho accennato fin dall'inizio di questo articolo - la punta dell'iceberg, l'inizio di un percorso interiore di presa di coscienza.
A farla da padrone è l'elemento femmile: le donne di Elle non sono perfette, ma sono - ciascuna a suo modo - delle combattenti. Fanno invece una ben più magra figura gli uomini, violenti in quanto irrisolti, incapaci di sopravvivere senza agganciarsi in qualche modo (o attraverso il sopruso o tramite la dipendenza - economica, affettiva, sessuale) alle donne che li circondano.
Una pellicola senza dubbio originale, curata e bella benché sofferta, tormentata, che ci guida - sassolino dopo sassolino - attraverso la ricostruzione di un personaggio femminile complesso (interpretato da una superba Isabelle Huppert) e che ci costringe (forse, a tratti, nostro malgrado) a riflettere su ciò che è contenuto nelle pieghe più recondite del nostro animo.

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