lunedì 16 aprile 2018

Per dieci minuti

In questa primavera pigra, che tarda ad arrivare, c'è parecchio tempo per leggere. Oggi ho iniziato il nuovo libro di Pia Pera (nuovo per me, la seconda edizione è del 2016) La virtù dell'orto, perché ormai, sole o non sole, è arrivato il tempo di risvegliare la terra...
Nei giorni scorsi, però, mi sono buttata - letteralmente - nella lettura di due volumi di Chiara Gamberale, La zona cieca e Per dieci minuti, che mi sono stati regalati nelle settimane passate.
La Gamberale ha una scrittura rapida, senza fronzoli, coinvolgente. Unputdownable, alla Roddy Doyle.
Si tratta di due romanzi fortemente autobiografici. Il primo, La zona cieca (ripubblicato dopo dieci anni), è la dilaniante storia d'amore di Lidia e Lorenzo. Tragica. Che toglie il fiato. Un'automobile lanciata a tutta velocità verso un inevitabile malinconico finale.
Il secondo - a mio parere più leggero, ma capace comunque di com-muovere nel profondo il lettore - Per dieci minuti, prende le mosse da una frase di Rudolf Steiner: «In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza del mondo». E' quello che cerca di fare Chiara, la protagonista, quando, dopo essere stata lasciata dal marito ("Mio Marito", come lo chiama lei: un'entità senza nome, ma con le iniziali maiuscole), decide, su consiglio della psicologa ("T.", di sveviana memoria?) di iniziare un percorso particolare: ogni giorno dovrà provare, per dieci minuti, a fare qualcosa di completamente nuovo. Qualcosa che Chiara non ha mai sperimentato prima d'ora. Così la giovane donna si ritrova a cucinare, ricamare, camminare all'indietro, indossare un costume di Babbo Natale, leggere Harry Potter e i tarocchi, tagliare i capelli, guardare video su YouPorn - eccetera eccetera eccetera. In questo modo, gradualmente, non senza pianti e difficoltà, scoprirà di essere ancora capace di aprirsi al mondo e di amare. Forme di Amore diverse (forse?) da quella per Suo Marito, ma ugualmente vivificanti. Una vicenda che, capitolo dopo capitolo, ci conduce a un finale lieto e alternativo. Probabilmente non quello che ci aspettavamo, ma (ce ne accorgiamo nel corso delle ultime pagine) quello più giusto per Chiara e, in fin dei conti, per noi tutti.
Il "cambiamento" (ri-generante, che contempla una totale rivisitazione di tutti i rapporti umani della protagonista - da quello col marito a quello con la casa paterna, passando attraverso alla dipendenza fisica ed emotiva dai genitori) che si manifesta nell'autobiografica Chiara non è uno stucchevole happy end da commediola, ma una matura assunzione di responsabilità, che include anche l'accettazione del termine di rapporti ormai divenuti infecondi. Non dobbiamo necessariamente essere in una coppia, per poterci dire "realizzati". Né avere un figlio. O svolgere il lavoro dei nostri sogni.
Per quanto agrodolce (com'è nello stile della Gamberale), Per dieci minuti è, al tempo stesso, una bella storia e un'ottima palestra di consapevolezza.
«Cambiare è mortale.»
«Chiara?»
«Sì?»
«Cambiare è vitale.»
[...]
«Insomma?»
«Non ho più un amore. Non ho più una casa che sento davvero mia, non ho più un lavoro che mi piaceva. Non ho un perno: ecco. Ma la vita che gira intorno a questo perno che non c'è, forse, non è poi così male.»
C. Gamberale
Per dieci minuti
Feltrinelli
P. 187

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